Il valore dello scegliere una strategia fino in fondo

Il valore dello scegliere una strategia fino in fondo

Ho avuto il privilegio di poter partecipare alla presentazione di piani di sviluppo strategico, complessivi o settoriali, ad imprenditori o staff dirigenti in alcune piccole e medie imprese.

Una volta presentato, discusso e aggiustato il piano, si dava poi corso a quanto stabilito attivando il coinvolgimento in pompa magna di tutti gli operatori, con dosi massicce di condivisione del piano strategico, tattico e politico, attivando empowerment a più non posso.

Ebbene, in alcune occasioni, ho visto poi l’inizio dei dolori: il personale, soprattutto dirigente e talvolta lo stesso imprenditore, pretendeva di scegliere tra le tante attività da sviluppare quale attuare e quale stoppare, quale modificare o quale rivedere. Un po’ come se il percorso delineato venisse messo in continua discussione pensando che “quel che ciascuno dice” fosse comunque non solo da considerare, cosa buona e giusta, ma soprattutto da perseguire.

Molto spesso, troppo spesso, è proprio questa la grande difficoltà che ho riscontrato nell’attuazione dei programmi in azienda: le persone, e soprattutto proprio chi ha un ruolo di rilievo in azienda, non sanno accettare “il piano di altri”, nemmeno dopo averlo condiviso, e tanto meno vuole attuare quanto si è stabilito insieme.
Ci si trova così, dopo un certo periodo, con un piano sfalsato rispetto a quanto prestabilito e obiettivi che, a questo punto, non sono più raggiungibili. (Inutile evidenziare il bagno di sangue che attende l’impresa giusto dietro la porta). In questa situazione, diventa indispensabile correre ai ripari con la massima urgenza evidenziando platealmente la situazione e adottando azioni correttive.  

Trovo una forte analogia tra tutto questo e quanto succede oggi in generale nella società. Grazie all’avvento dei social, che hanno dato la possibilità a tutti di dire la propria e di sentirsi protagonisti del mondo, tutti (o comunque molti) oggi si sentono forti nell’intervenire su ogni cosa e quindi di rendersi attori protagonisti anche cambiando i piani che coinvolgono altri, anche moltissime risorse (spesso nemmeno quantificabili da questi).

Ma la forza di un’impresa non è data dalla sola capacità propositiva dei singoli, ma soprattutto dalla capacità di questi del saper suonare una sinfonia anziché continui e sconnessi solfeggi. L’azienda è come un’orchestra, ci siamo sentiti dire moltissime volte, eppure lasciamo che i maestri che la compongono suonino a sentimento allontanando così gli obiettivi intravisti.

Quanta difficoltà e quanta dispersione nel “non saper essere gruppo” e, soprattutto, nel non saper condividere un vero unico percorso.

Cristina Bonetti
08.05.2024
Pubblicato nella propria pagina Linkedin